Attenzione alla gratuità che la rete o il “mercato della salute” propone. Molto spesso giungono in studio persone molto sfiduciate e demotivate che hanno girato per diverse costellazioni di colleghi, lamentando di non aver trovato in altre consulenze soluzioni per il loro problema. I Motivi ? 1) 1º colloquio gratuito 2) pochi anni di esperienza clinica 3) il bisogno di buttarsi subito sul “mercato della salute” per lavorare ancor prima di aver acquisito formazione e competenza specifica 4) ci si rivolge da uno psicologo non ancora formato come psicoterapeuta, per il quale titolo servirebbero cinque anni di specializzazione dopo la laurea in psicologia.
Lo Studio BURDI è consapevole che alla psicoterapia dovrebbero potersi affacciare tutti coloro che ne avrebbero bisogno, senza doversi ritirare a causa di tariffari onerosi ed inaccessibili. Ma ogni azione ed ogni impostazione ha un significato.
Chi si rivolge da uno psicologo psicoterapeuta ha un motivo ben valido ed un bisogno di risposte per una eventuale soluzione. Lo psicologo che si propone con la gratuità del primo colloquio è come se dicesse al paziente: ” ho bisogno di seguirla, consideri quanto le sono disponibile…. ” .
Questo atteggiamento lascia trapelare che il paziente è il benvenuto e che dal primo colloquio verrà sicuramente motivato al prosieguo del trattamento, come se il tempo del colloquio dovesse essere impiegato per la persuasione dello stesso e non per la comprensione del suo bisogno o per le impostazioni delle linee giuda del trattamento. Il rapporto medico paziente per sua natura deve essere trasparente, concentrato sul suo problema, non subdolo orientato alla Sua conquista. Paradossalmente ciò che sembrerebbe essere disponibilità attraverso il primo colloquio gratuito, potrebbe nascondere il mero oscuro bisogno di lavorare per lavorare, sposando involontariamente e patologicamente il concetto di malattia come opportunità di business e opportunità di investimento sul paziente per sicuro ed eventuale guadagno.
Un primo colloquio gratuito, in apparenza lascerebbe intendere il contrario, cioè disponibilità, ma evincerebbe invece una professionalità discutibile.
Chi invece fissa un tariffario trasparente, lascia intendere che lì c’è un professionista e con estrema libertà di scelta, lascia che il paziente, serenamente decida, privo da occulta manipolazione per l’accaparramento o per la sua conquista. Il professionista, al primo posto, non lavora per lavorare, ma lavora per competenza, per vocazione e per passione, per garantire un servizio eccellente, un lavoro da competente. La competenza ha un senso e non si può svendere secondo la cultura del marketing, ove il marketing deve rivalersi miseramente sulla salute come se fosse una fabbrica di prodotti da svendere.
La competenza spesso viene svenduta e svalutata a vantaggio del far fronte al serio problema della disoccupazione che rischia di divenire il primo dei problemi non secondo a quello della salute che dovrebbe essere il fondamentale, trattato con estremissima serietà, non correre il solito rischio al paziente di correre in voli pindarici da studi in studi nel tentativo di trovare la giusta terapia. In sede di primo colloquio sarebbe invece opportuno adeguare la tariffa alla condizione del paziente, chiedendo il minimo indispensabile ma pur simbolico, anche perché l’informazione percepita dal paziente sarebbe svalutata e pertanto pericolosa per la tardata sua decisione nell’iniziare il trattamento.
Un professionista realmente sicuro del proprio lavoro, sa quello che fa, sa se il problema prospettatogli è di sua pertinenza, sa come dovrà agire, informa il paziente senza doverlo motivare, espone con chiarezza i metodi e i tempi di lavoro e con massima trasparenza quello che sarà l’onorario, ponendolo difronte alla propria libera scelta serena, invece di doverlo convincere per lasciarsi comprare da parte di un “professionista” che si vende, a discapito di un lavoro competente.