L’ ELOGIO DELL’ INCOERENZA
L’ unica coerenza umana, è l’ incoerenza.
L’ incoerente è colui che una volta scelto, risceglie, una volta detto, ridice, non rinuncia a rivisitare la sua opinione, le sue comprensioni e deduzioni, a sbagliare di proprio;
l’ incoerente è il solo in grado di sapersi mettere in discussione, ha carattere ed individualità creativa. Cambia idea parallelamente con le situazioni che cambiano e si evolvono, è un adattato capace di rispondere alle metamorfosi, è malleabile ed elastico ai contenuti del divenire.
L’ incoerenza è la prerogativa delle nuove conoscenze e dell’ essere emancipati.
La persona perfetta è pretenziosa, non gli bastano mai le conferme, può fare di più, è malato di dovere, ti mette in riga, suggeziona, genera imbarazzo, è un narcisista, ti parla con gli occhi, è sufficiente o scarso ma si sente primo, punta il dito, ti fa sentire ultimo, out, fuori luogo, fuori legge, sregolato, inappropriato, inadeguato, annoia, suggestiona, stanca, è un tribunale inquisitore, è un dominus, un alter ego, un ego partes, guarda dall’ alto della sua fragilità, perché sta fuori dall’ umanità.
Bacchetta, è severo, boccia e promuove chi gli è riverente, adora le penne rosse, sottolinea, cancella, strappa la pagina, cerca cavilli, il pelo nell’ uovo,usa il registro, le note disciplinari, ha l’ alibi perfetto per inchiodarti, ti blocca, ti sblocca, ti inquadra, cerca la pecora nera e
l’ ago nel pagliaio, ma la sua insicurezza è la sua perfezione perché se esce dalle righe si confonde ed impazzisce, pronto a giustificarsi, non può avere dubbi se inciampa, non deve zoppicare, ha la pancia in dentro e la testa irta,nega l’ evidenza, ha l’ alibi nel cappello, è aggrappato ai luoghi comuni, agli stereotipi e alle etichette, ha lo standard che gli fa da stampella.
L’ uomo perfetto è un uomo di parola, è un obbligato, non viene mai meno, anche se gli eventi e le persone cambiano, resta un uomo d’ onore, deve mantener sempre fede agli impegni dati, se venisse meno non reggerebbe le critiche, perché la gente parla, mentre il mondo è cangiante, l’ uomo di parola, rimane fedele, per questo disadattato ed inappropriato, perché subisce i cambiamenti, mentre mantiene la propria posizione, realizza che agli altri è dovuto, mentre lui è tenuto; realizza tutto da solo, il suo più elevato stato di sottomissione ed ingiustizia nei propri confronti, l’ eziopatogenesi della sua malattia.
La persona perfetta non deve fare una grinza, non fa una piega, non fa una pippa, squadra rapporti gognometrici, applica gli algoritmi alle relazioni, non esce dal rango, biasima chi cambia idea, posizione e connotati, è eccessivo ed un ossessivo del controllo, è un tradizionalista, ció che è vecchio gli risuona stabile e conosciuto, mentre percepisce il nuovo come un pericolo da evitare.
Il perfetto aborra e odia l’ incoerenza, è un fanatico ed un fedele della coerenza, la coerenza è la sua religione, l’ incoerente è un pericoloso peccatore, indeciso, è un debole perchè è un essere umano, perché la sua carne è debole, il desiderio è un demone, il gusto una tentazione.
Il coerente è un conformista, ma ha finito di vivere, come un vecchio, vive del passato, è ossessionato dalla gente, da cosa essa possa dire, si ammala di noia e di immobilismo, è frenato verso le proprie prospettive.
La minaccia di poter cambiare, di potersi mettere in gioco, lo spaventa, lo fa rammaricare ed ammalare, per auto sabotare e frenare le prospettive sospirate. La malattia è la sua risposta, come un alibi, alla paura del cambiamento, vissuto come una minaccia di squilibrio, pur ideato per la sola sua emancipazione.
L’ incoerente è il vero uomo, smette di fumare e se ne ha voglia riprende, moderato per il solo piacere e il solo sapore.
L’ incoerente è uomo perchè inizia cento volte la dieta, e fa la molla con il peso, si rifà la dose, si rifà del suo problema, ed in itinere ne comprende i motivi e magari ne esce, perchè scopre che non è la dose il suo vero problema, ma quali ricordi ha, lui chi è e quale tipo di vita fa.
L’ uomo incoerente è uomo, perchè ascolta le follie del suo traffico mentale, e finalmente agisce ciò che non sono gli altri, perché è stanco di chi interferisce e frena la sua corsa, e se poi perde le staffe nella sua follia, decide che delle briciole non sa più che farsene e pretende poi il pane, il panificio e la cassiera, perché da coerente al problema, diventa incoerente della soluzione, da zerbino, all’ azienda che è, dall’ idea, al progetto, al plinto,dalla linea contorta della sua vita, al mattone.
L’ uomo perfetto ostenta, per il suo consenso sociale, lavora per un uomo nigliore di se, perché quello che è, non va bene, non si accetta,
è il peggiore di se, fa una vera lotta per non subire il giudizio degli altri, ma la vera lotta è contro di se, è accettare le sue incoerenze. Taglia, scolpisce, retifica, castiga, smussa le altrui identità per smussare se, in un esercizio di sottile potere. Quando gli altri non vengono accettati, è per la difficoltà di accettare i limiti di se, percepiti negli altri. Lui e gli altri sono degli uguali rifiutati.
L’ uomo per sua natura è inquieto, non è mai statico, è incoerente sempre, perchè è sempre alla ricerca del suo benessere, non è mai quello di prima, è mimetico, ha risorse inesauribili e diverse, per questo è cangiante e se si mimetizza vive, ma se si fa notare e si fa scoprire, rischia di morire e la sua mimetica lo rende sempre diverso da prima, incoerente.
L’ uomo sano è incoerente, perchè non dichiara fedeltà alla sua malattia, perché inaccettabile ed allontana i deliri altrui, è inaccettabile perché non si confonde con le loro identità, consapevole di non appartenere alle ingegnerie delle loro malattie. L’ incoerente smonta nella sua testa i bulloni e le carpenterie degli schemi altrui.
Ogni trasformazione che la vita in divenire ci ripropone o ci impone, rappresenta una forma di incoerenza, perché ci impone sempre una emancipazione dal passato verso il presente, ed è per questo che ci propone e ci impone una incoerenza continuativa nell’ essere sempre diversi da prima di come eravamo. Nulla è mai uguale a prima.
La natura, in tutto ciò, ci fa da maestra. L’ evoluzione della specie umana ci insegna che non siamo più Homo di Neandertal, ma Homo Sapiens, così come, nell’ epilogo della storia biologica, cambiano e si trasformano i virus e i batteri, la tecnologia, le reti, i social, le app, cambiamo favolosamente noi, e le loro trasformazioni sono le nostre trasformazioni; così in primavera, dalla morte dell’inverno, incoerentemente esplode la vita, in un meraviglioso fior di mandorlo.
giorgio burdi
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