La nostra rappresentante sindacale
Se sappiamo osservare la rabbia capiremo su cosa e come lavorare per migliorare il suo utilizzo.
La rabbia è una risposta naturale ed adattiva, grazie alla quale possiamo difenderci in caso di una minaccia reale o percepita. La giusta quantità di rabbia quindi è necessaria e fondamentale per la nostra sopravvivenza.
Quest’emozione può essere vissuta in modo ambivalente: se da una parte questa emozione difende il nostro Sé agendo come protezione dalle minacce, dall’altra parte può essere vissuta come un atto aggressivo verso terzi e se stessi, provocando conflitti intra e interpersonali.
Inoltre, l’ambivalenza di questa emozione si denota anche nella sua manifestazione in quanto può essere espressa sia come rabbia repressa che come rabbia aggressiva. Nella rabbia aggressiva la distruttività, la vendetta e l’esplosività fanno da padroni, mentre nella rabbia repressa troviamo più forme di manifestazione passiva, tradotte in sensazioni come la tristezza, l’impotenza, la vergogna, l’ansia, l’inadeguatezza e l’isolamento.
La rabbia quindi può essere sia una conseguenza, che una distrazione, dall’intenso dolore.
Molto spesso, quando si sperimentano sintomi ansiosi o attacchi di panico, il soggetto non riesce a comprendere da solo le motivazioni che hanno scaturito tali episodi. Così come può capitare anche nella depressione, in questi casi le componenti fondamentali dei sintomi sono proprio la rabbia repressa e il sentimento di intrappolamento.
Proprio come sosteneva Freud “Le emozioni represse non muoiono mai. Vengono sepolte vive e prima o poi usciranno nel peggiore dei modi.” “Infatti, l’intreccio di mente e corpo fa sì che ciò che non viene espresso a livello emotivo, venga canalizzato a livello corporeo.”
Le emozioni represse, tra cui la rabbia, possono essere delle possibili cause di questi sintomi. Questo avviene perché a volte si tende a vivere le emozioni come qualcosa di disconnesso dalla nostra mente e dal nostro corpo.
La rabbia repressa è protagonista anche nei soggetti che hanno una bassa autostima. La visione distorta di loro stessi li intrappola e li limita, non gli permette di esprimersi liberamente.
Spesso le persone che accumulano rabbia, anche verso se stesse, e la reprimono, tendono ad autocriticarsi, ad accettare ogni critica come se fosse vera, sono passivi, oppure eccessivamente disponibili; controllano inconsciamente questa emozione nascondendosi dietro indifferenza o “falsa compiacenza”.
La rabbia contro se stessi è deleteria, tende ad accrescere progressivamente ed innesca un pericoloso meccanismo autodistruttivo.
D’altro canto, la rabbia aggressiva è esplosiva, rabbiosa si agita internamente, investe tutto il corpo e provoca tensioni. Con la sua manifestazione è l’evidenza di un malessere sommerso che, se non decodificato può diventare pericoloso per noi e per gli altri. Una reazione vulcanica impedisce di trovare soluzioni adeguate, di analizzare con lucidità il contesto e le cause che l’hanno portata a manifestarsi.
Saper leggere dentro di noi il processo di attivazione della rabbia vuol dire dirigere l’osservazione e l’accettazione di tutti quei sentimenti di inferiorità, tendenza alla perfezione, mancanza di sostegno e senso di inadeguatezza che possono aver caratterizzato i nostri vissuti trascorsi.
“La rabbia ha una cattiva reputazione, è spesso associata a violenza e aggressività ma anche questa emozione può avere risvolti positivi. La rabbia può essere canalizzata per far rispettare i propri diritti e apportare cambiamenti intorno a noi”.
Durante una seduta di gruppo, un paziente, che può vantare ad oggi di un grande percorso di cambiamento, racconta di come la presa di consapevolezza e l’espressione della rabbia prima repressa sia stata un punto importante nel proprio percorso.
Questa carica emotiva, diventa funzionale e fondamentale nella tutela dei propri limiti e bisogni, e si struttura come difesa del proprio valore personale. Al contrario, è possibile osservare come nei soggetti incapaci di amare se stessi esprimono un tipo di rabbia “disfunzionale”.
Analizzare le origini di una rabbia disfunzionale, può dirigerci verso i nostri irrisolti, verso quegli echi che probabilmente appartengono al passato, ad un’infanzia lontana.
Francesca Scalera
Laureata in Psicologia clinica e della riabilitazione-tirocinante post laurea presso lo studio Burdi
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