Come non rendersi dipendenti nelle relazioni amorose
La capacità di Appartenersi.
Come non rendersi dipendenti nelle relazioni amorose.
Nella relazione tra i due partner, ognuno è assorto e ascolta i propri pensieri, immersi nei prati della mente, ove ogni filo d’erba è una idea, una sensazione, un mondo di sogni Incantati o disincantati, non è necessariamente narcisistico.
L’ uno Assorto nella musica dei propri pensieri, scopre che da quando esiste l’ altro, immagina e ascolta solo lui, in un dialogo continuo interminabile con la propria mente e la sua Vita.
Il partner coinvolto, Vorrebbe provare a guardare il mondo con i pensieri e i sensi dell’altro: scopre l’ altro emisfero di se, affascinante e allo stesso tempo irrimediabilmente devastante.
In quel fascino che la rende regale, la spaventa la stabilità, i silenzi e la novità per la frenesia di essere sempre al Top delle proprie potenzialità, fa molta fatica doversi rilassare e spegnere lo switch, quasi obbligata sempre alla massima efficienza, il tranello di un loop, che smarrisce il fluire della spontaneità.
Ma per fare il pieno, si passa necessariamente da un vuoto, è un circolo continuo ripetibile all’ infinito di silenzi e parole, presenza assenza, solitudini ed incontri.
Ma il vuoto rende insofferenti, e mentre si fa il pieno, si rigenera il rilassamento che si fa nuovamente pieno.
Quando si sta bene è perché si riesce a fare il vuoto di pensieri, di persone, di passato, di futuro, a vantaggio del pieno del presente.
Ognuno, però, possiede pensieri devastanti, ha i suoi ritmi e i suoi luoghi intimi, il più delle volte non condivisibili, con le proprie aree indicibili e perverse, paralleli, con le proprie forme di tolleranza ed auto assoluzione, e che possono risultare per altri sconcertanti.
Il senso di appartenenza è non trascurare nulla di tutto questo, sapere che siamo fatti un po’ tutti così, e poter arrivare a condividere l’ indicibile, per poi scoprire che è di casa anche nel partner e che l’ unico scandalo sarebbe stato non ammettere la presenza di tutto ciò .
Domandiamoci se spesso non siamo struzzi e il livello della comunicazione e dell’ intimità e della partecipazione ad una storia siamo soltanto noi che lo poniamo.
Il senso di appartenenza è percepire l ‘altro come l’ estensione di se, un infinito fuori di noi, dal quale diviene complesso distogliere il proprio sguardo e il proprio pensiero . Per faro tutto ciò serve il coraggio di svelarsi, il non temere l’ altro, perché un tale timore quale intimità rivelerebbe ? E se poi non dovesse reggere, realizzeremmo che forse era una propria invenzione, non era alla propria portata, anticiperemmo la fine, senza troppe angosce protratte.
Certe storie reggono sul nascondimento, l’ atto di svelamento è un atto dovuto, piuttosto che lasciarsi solo permeare dai bisogni seduttivi e dalla magia sessuale perché la massima magia sessuale si realizza nel “mettersi a nudo” per davvero.
Ma noi sappiamo davvero con chi stiamo o scopriremo più avanti che sarà solo frutto delle nostre proiezioni ? E gli altri sanno davvero con chi stanno ? E se ci nascondiamo e nascondiamo verità intime assai importanti, ma di quale intimità stiamo parlando col partner ? Forse ci stiamo tutelando l’ amore per noi o l’ altro per se . Non può questo essere amore , ma fare narcisisticamente il proprio interesse , invece, quando ci si svela significa fare l’ interesse del noi e dell’ altro, anche nel pericolo di perderlo. Il più grande atto d’amore per se e per l’altro è metterlo e metterci in condizioni libere di poterci e poterlo perdere, ma nella verità.
La verità è il più grande atto di appartenenza e di amore.
Il senso di appartenenza è lasciarsi andare, è sentirsi a casa, è il fiore giallo nella natura, è voler adagiare se nell’ altro come in un nido, percepito come contenente comprensivo ed oceanico di se protettivo.
Il contrario dell’ appartenza è riservarsi.
Il limite al nostro infinito è la nostra arroganza e diffidenza, il nostro orgoglio e la nostra paura di metterci a nudo, è la nostra timorosa timidezza.
La riserva è limitante di questa fusione di infiniti a due.
Negli atti di pura evasione, l’ altro viene scaraventato oltre l’ uscio dell’ appartenenza ed il ripeterlo rappresenta l’ inizio di una fine pre impostata.
La non appartenenza è la non condivisione.
L’ appartenenza esiste quando ci si affida e ci si abbandona, non ci si trattiene, ci si fonde ma non confonde, mentre le riserve non trattengono le distanze, ma le supera nel desiderio.
Trattenersi all’ interno delle distanze è trattenersi sull’ uscio, un invito a pensare vai via.
Il senso di appartenersi è avere il coraggio di condividere, elisir dell’ autonomia, l’ antidoto contro la dipendenza
giorgio burdi
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