Sociofobia, Un viaggio tra una solitudine sospettosa, la vergogna di se e il giudizio universale. L’ esperienza di Romolo
SOCIOFOBIA E LA PAURA DEL GIUDIZIO UNIVERSALE
Un viaggio tra una solitudine sospettosa, la vergogna di se e il giudizio. L’ esperienza di Romolo
Il timore del giudizio, è un giudizio subito che diviene paura di se . L’ esperienza di Romolo.
Qual’è il mio problema? Il mio problema, che si ripete in ogni momento della mia vita, è la certezza dell’esclusione sociale.
Ho 35 anni e ad oggi mi riesce ancora incomprensibile capire come si possa stare a proprio agio e piacevolmente in mezzo alla gente e riuscire ad andare oltre un semplice rapporto formale.
Riuscire a fare questo sarebbe per me una cosa fantastica e preziosa. Infatti le rare volte che mi sono sentito amato ho provato una sensazione di euforia, anche un po esagerata.
Fatto sta che la mia normalità è una solitudine sospettosa e, a volte, rancorosa. In ogni contesto mi sento un ospite, un intruso inadeguato alla circostanza e irrimediabilmente destinato all’esclusione e all’emarginazione.
Vedo nascere intorno a me amicizie, simpatie, reciproci gesti di affetto, di stima e considerazione di cui sono un rassegnato spettatore.
E questo succede praticamente da sempre. Mi sono convinto e ne ho la sensazione che la gente, al di fuori dei rapporti di lavoro ed economici, pensi di me che sia un disadattato e un mezzo deficente.
Il guaio è che, con il tempo, sono diventato d’accordo con questa opinione che, anzi è diventata anche un comodo alibi per chiudermi ancor di più in me stesso.
Mi vergogno di me e cerco di sembrare “normale” ma ho una gran paura di crollare davanti a tutti come mi è successo in terapia. Ho annullato ogni mio desiderio perché penso “fa niente tanto non lo merito” e diniego ogni possibilità di incontro per paura di provare di nuovo quella sensazione di esclusione.
Penso sempre di non essere interessante e di non avere niente da offrire agli altri e, al contrario, sono affascinato dalla capacità di relazionarsi, nel reciproco rispetto, che vedo nelle persone.
Non dico mai di no per paura di essere abbandonato per punizione anche a costo di calpestare io stesso la mia dignità. E il rancore dentro di me aumenta. Ho vissuto e vivo solo per adempiere un dovere.
Dovere che è per me una missione che appaga il mio desiderio di dare e di fare qualcosa per gli altri in genere e per ottenere quella briciola di affetto e considerazione che mi è indispensabile per andare avanti e dare un senso alla mia vita.
Questo è il mio modo automatico di ragionare e la visione che ho della realtà. Spero si possa fare qualcosaComunque Sono proprio contento per la prima seduta di gruppo di oggi. Grazie. Un abbraccio . Romolo
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La paura che hai del l’esclusione sociale è quella di sentirti un disadattato ed un deficiente, ti dimostrerò che sono solo tue interpretazioni delle relazioni e sono dettate dall abitudine all’ evitamento degli altri, tanto da aver inibito le tue innate competenze relazionali.
Abbiamo due opportunità di uscire, sulla base di una autentica spontaneità, dal nostro isolamento, quando siano presenti nostri interlocutori, uno è esprimere ciò che pensiamo, l’altro è esporre ciò che sentiamo del momento.
Ti porterò lontano da questa tua falsa credulità, attraverso la psicoterapia del Cerchio .
Se mi segui ce la facciamo, ne sono più che convinto. Mi devi soltanto dedicare quelle 2 ore alla settimana e vedrai, un gradino per volta, chi la dura la vince e il giudizio universale lo lasceremo solo al cielo.
giorgio burdi
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