Chi è troppo ordinato si accontenta e rimane indeciso
SUPERA LE OSSESSIONI CON LA TUA CREATIVITÀ
Chi è troppo ordinato si accontenta e rimane indeciso.
L’ ossessione viene definita come quel meccanismo del pensiero automatico, capace di imporsi attraverso idee ripetitive ed azioni compulsive rassicuranti.
L’ ossessione è una coazione a ripetere, è un processo che viene attivato da una serie di schemi acquisiti automatizzati, una volta attuati, avrebbero la funzione di attenuare la panoramica delle ansie del soggetto.
Lo schema ripetitivo nel suo automatismo, equivale all’ attuazione di un vero e proprio rituale magico.
Il processo del rituale magico, avrebbe lo scopo rassicurante,oltre che ansiolitico, sulla scia che se faccio così, non mi succede.
Tra le condotte magiche più diffuse abbiamo l’evitamento delle fughe tra i mattoni, per quadrare ‘ i conti ‘, il contare e sommare i numeri, secondo matematiche soggettive, l’indossare lo stesso indumento, l’ avviare una sequenza di azioni stereotipate prima di un evento, sistemare gli oggetti in una certa sequenza, l’ estenuante ordinare e pulire, una vita dedicata alla polvere, sistemare ogni capello, l’ ossessione per la dieta e per il peso corporeo, controllare le serrature, chiudere cento volte la manopola del gas…. ect ect.
Sia il rituale magico che il sistema rassicurante cela una schiera di profonde forme di insicurezza.
Dietro la serie delle ossessioni, ci sono profonde lacune affettive che andrebbero ricercate nell’ ottica di una analisi curativa.
Una ossessione è tale, perché non lascia tregua alla capacità di essere allontanata, diviene difficile trascurarla, si pone come una cinica cantilena tormentona, un pensiero fisso tutto da dimostrare.
Risulta molto complicato dimenticare , mettere da parte l’oggetto ossessivo o distrarsi da esso,sembra che rappresenti tutto il senso della propria esistenza e con esso ne viene trascinato è contaminato ogni soggetto intorno. Un ossessivo produce ossessivi.
L’ ossessione soggettiva, interferisce nei rapporti, diviene il ‘pane duro’ della relazione, la condivisione della follia alla ricerca di un senso.
l’ossessione diviene l’unico oggetto per il quale varrebbe la pena pensare, sempre alla ricerca disperata ed accanita dei perché, attraverso una continua scia di elaborazioni perfezionistiche, al fine di incastrare l’ossessione in puzzle in cui ritrovare un senso.
L’ossessione ha tutta una sua caratteristica schematica e circolare, costituita da tappe obbligate. Nel ragionamento ossessivo, la tappa successiva deve prevedere il chiarimento obbligatorio per il passaggio dalla tappa precedente, a quella dopo e viceversa. Se i passaggi non diventano chiari, ben spiegati, l’ ossessione resta o si rafforza.
Ma su cosa si fissa realmente ? L’oggetto ossessivo avrebbe la sua eziopatogenesi e comprensione tenendo conto dei suoi minimi denominatori, la sessualità, le fobie o il timore della perdita della memoria degli eventi.
L’ossessione verte sulla pulizia, sulla sessualità, sulle paure contaminatorie, e sul timore di non ricordare i fatti temuti, che vengono solo pensati e mai accaduti.
È un ‘demone’ , faticoso da esorcizzare, che trova il suo maggior epilogo in stereotipie compulsive.
In opposizione al l’ossessione c’è il pensiero creativo, l’emozione, l’intuizione, impulsività, che non vengono mai lasciate al loro libero sfogo, all’opportunità dell’errore, in netto antagonismo col controllo e col perfezionismo.
Per l’ ossessivo, tutto deve essere rigorosamente controllabile, da realizzare una esistenza perfetta, senza punti oscuri.
Chi si concede l’opportunità di sbagliare, di lasciar fluire il proprio pensiero creativo, sconfigge l’ ossessione, svilisce la voce severa parentale, immaganizzata, che rappresenta la sua causa eccellente.
giorgio burdi
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