
Istruzioni d’uso per legare nevroticamente un affetto sindrome di Stoccolma
Se vuoi legartela, stressala e non farla vivere
Istruzioni d’uso per legare nevroticamente un affetto sindrome di Stoccolma
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Chiara
Mi ha stressato per lunghi nove anni, non avevo pace per la sua gelosia, non potevo frequentare le mie amiche perché deplorevoli e tentatrici, avevo chiuso con tutti i miei amici perché oggetti di sicuro tradimento, mi son fatta relegare tra le mie mura domestiche da condividere con i miei genitori più del tempo dovuto, tanto da litigare con loro come non mai.
Al lavoro non dovevo guardare nessuno.Mi son fatta indossare il burca per soddisfare il mio carceriere talebano. Con questo uomo, se così posso definito, ho perso 10 kg e ne ho presi altrettanti in depressione.
Non c’era altra scelta, l’ho mollato, ed è stata una grande fatica per tutto lo stalking.
Ma dottore oggi perché mi manca tanto ?
Il vero problema, mi rendo conto, sono proprio io.
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Secondo la Sindrome di Stoccolma durante l’abuso o la prigionia, prova un sentimento positivo, fino all’amore, nei confronti del proprio aguzzino.
Si crea una sorta di alleanza e solidarietà tra la vittima e il carnefice. E’ evidente che stiamo parlando di una forma di attaccamento patologica dove la vittima, paradossalmente, si rende complice del suo persecutore. Le cause di tale meccanismo andrebbero ricercate non propriamente all’ interno dell’ ultimo rapporto persecutorio, bensì nella precedente storia passata.
In realtà il Suo ex compagno, si fa per dire, rappresentava e lo rappresenta ancora oggi, quell’ unica ed assoluta opportunità di ricezione di attenzioni e di attaccamento a minuziose briciole di affetto, evidentemente non concedibili da altre direzioni opportunamente chiuse dalla relazione stessa.
È evidente che Lei è una delle maggiori artefici cause di tali meccanismi e che inconsciamente se li è edificati e cercati tutti, il suo ex compagno, ha soltanto completato l’ opera che a lei mancava tanto, come effetto di collegamento alle sue reminescenze della sua epoca passata.
Un altro aspetto, infatti, potrebbe essere quello che si potrebbe rimanere legati a tali prigionie relazionali, in onore delle passate prigionie affettive famigliari, che comunque verrebbero autonomamente ed automaticamente reiterate nel presente.
Tale atteggiamento adoperato perdura anche per tutta la vita, fino a quando non decidiamo di farlo passare attraverso la “purificazione” analitica in grado di separarci da determinati meccanismi auto distruttivi.
giorgio burdi
psicologo psicoterapeuta
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