GRATITUDINE E RICONOSCENZA espressione di maturità affettiva e di intelligenza.
Oltre i confini del narcisismo.
La gratitudine è la massima espressione ell’ intelligenza umana relativa alla consapevolezza di cosa gli altri possano aver fatto per semplificarci e cambiare in meglio la nostra vita.Non c’è prezzo ne quotazione, essa è la massima espressione della coscienza della svolta, del bene ricevuto e della virata data alla propria esistenza.
Chi è in grado di provare riconoscenza, è adulto, essa rappresenta l’abbattimento di ogni forma di narcisismo e di egocentrismo.
Colui che non è capace di gratitudine, tutto gli è dovuto, è il mammone non cresciuto, in eterna lotta per la sua autostima. Resta imprigionato nel suo bisogno continuo di accudimento da parte di una madre che non gli ha mai restituito la gratitudine di essere nato. Non gli ha mai reso un sorriso o un abbraccio, vissuto in campana, ha sviluppato un microfallo sulla illusione della sua potenza.
L’ ingrato è per sua natura super e supervisor, diffidente, dissidente e giudice, saccente, è un wikipedia, l’ultima parola è sempre la sua.L’ irriconoscente è sarcastico, cinico, sadico e invidioso, pirata, assalitore, è un pianta grane, presume, è calcolatore, commerciante, vive ossessionato dal baratto.
Un adulto è sereno, ha dubbi, è un imperfetto ed un nevrotico convinto, è umile, ha sempre da imparare, molto meno da insegnare, perché incerto di quanto sia spesso farina del suo sacco, invece è più certo di quanto dovrebbe essere grato agli altri, per essere in piedi nel mondo.
Nei bambini, tra la prima e la seconda infanzia, è presente un atteggiamento connaturato chiamato: egocentrismo.
In esso il bambino si percepisce come fosse il centro dell’universo, ha la percezione di aver creato gli altri, il mondo e il cosmo.
Tutto gli è dovuto, ad ogni suo sorriso, lallazione, pianto, urla, tutta l’attenzione viene calamitata su di se, è il direttore cosmogonico del creato, il padre eterno, dirige i giochi, le poppate, i suoi sogni nei capricci allo zucchero filato, scoppia e gonfia palloncini, è l’artefice delle favole colorate, delle pernacchie, delle faccine e dei maramao, tutto a reverenza dei suoi sorrisi.
Insomma il bimbo ha lo scettro del potere, conferitogli, è l’inventore delle sue immagini, plastiche in 4D. Insomma, egli è appena all’ origine dell ‘ esordio del suo narcisismo e del suo delirio di onnipotenza.
Il primo segno di riconoscenza che il bambino imparerà, è quello che gli giunge dalla mamma. Ella, per la prima volta lo discosterà dal suo egocentrismo, distraendo la sua attenzione dalla sua mente immaginale, verso la sua genitrice.Il sorriso della mamma rappresenta per il bambino la prima risposta esterna rispetto a se.
In questa fase, il più grande paradosso che si genera, è quello rappresentato dalla mamma che è riconoscente al figlio per aver poppato e sorriso. Perché è un paradosso ? Perché la mamma è fiera non solo di se, ma del piacere del suo bambino.
La mamma gli rimanda, la gratitudine per lui.
La mamma riconosce al figlio quale è il bene per se stesso, ma il figlio sarà ancora molto lontano dalla ccapacita di riconoscimento del bene della madre per se stesso.
La mamma è riconoscente al bimbo per aver mangiato o sorriso, ella gli rinvia il suo rispecchiamento, gli rimanda l’immagine del piacere provato per lui.
Il bambino non può in alcun modo possedere idea di cosa possa essere la riconoscenza e la gratitudine di essere nato ed accudito, senza il rimando e la percezione della mamma che gli fa da specchio.
L’atteggiamento della gratitudine e della riconoscenza del bambino si affaccia quando egli realizza che intorno a lui ci sono altri in azione. In questo preciso istante inizia a prendere corpo in lui, la sensazione, di non essere il creatore, ma creato.
Siamo alla genesi della fine del delirio di onnipotenza, si introduce l’esordio della primissima esperienza dell’ impotenza.
Nel bambino, Il decadimento del senso di onnipotenza coincide con il momento in cui percepisce che non è l’artefice del proprio concepimento .
È l’inizio della percezione, del limite, della realtà, della presenza dell’io, del tu e del noi.
Un politico eletto dal popolo, che assume un potere, non riposto allo stesso servizio del popolo, resta quel bambino egocentrico, aggrappato al suo giocattolo strattonato per giocarci.
Un politico riconosciuto come tale, è quel politico riconoscente al popolo.Lo è stato per prima dalla madre e lo si riconosce poi nel suo servizio, come una madre verso il popolo.
Un politico è tale se lavora ed è in grado di poter ricevere gratitudine e consensi dal popolo. Un politico è tale, se ha una mamma grata. È un test, questo, valido per tutte le professioni al servizio.
La matrice per percepire quanto si è adulti e nel senso umano delle relazioni, consta nello sviluppo e nella crescita verso il senso della gratitudine.
La matrice delle relazioni e di un mondo migliore, consta nello sviluppo del senso della gratitudine. Mamme, voi che allattate, attente.
giorgio burdi
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