Se vuoi salpare, togli le ancore
Il potere della leggerezza
Dal momento della nascita ogni essere umano interagisce con il mondo esterno esprimendo in tutti i modi i propri bisogni, manifestando la propria essenza incurante delle reazioni delle persone intorno.
Man mano che passano gli anni, iniziando a concepire l’esistenza di altre individualità, di ruoli e convenienze sociali, il bambino orienta i suoi comportamenti in vista di un ritorno, premio o punizione che sia.
Questo progressivo processo di adattamento alla società non si interrompe con l’adolescenza, periodo in cui spesso le regole vengono apertamente sfidate per spirito di contraddizione e, di conseguenza, indirettamente rafforzate.
La famiglia e le istituzioni religiose partoriscono ingiunzioni, ammonizioni e –peggio ancora – silenzi carichi di aspettative al fine di orientare la vita del singolo verso ciò che sarebbe giusto e rispettabile, al fine della loro stessa autoconservazione.
Anche ipoteri politico-economici, attraverso slogan e pubblicità, creano un mondo fittizio a cui adeguarsi, pena l’isolamento e la svalutazione sociale.
Il risultato è che la maggior parte degli individui vive in un latente stato di insoddisfazione, pesantezza, incapacità di esprimere la propria energia vitale. Troppo difficile rinunciare all’approvazione degli altri, alla posizione sociale, alla promessa di una ricompensa futura.
Succede a volte – però – che questi condizionamenti opprimono a tal punto da richiedere una presa di coscienza per un cambiamento e la conseguente scelta di comprendere chi siamo realmente, nella nostra unicità e irripetibilità.
Solo attraverso una piena consapevolezza possiamo mirare all’autorealizzazione e assecondare i nostri impulsi e passioni più profonde.
Abbandonare un lavoro sicuro che ci opprime, svilisce, offende, rinunciare ad un’etichetta che ci è stata imposta, agire secondo la nostra volontà incuranti del giudizio degli altri, sono alcuni modi per sperimentare la vera coscienza di sé e una inebriante leggerezza.
Abbattere gli argini, assaporare la vita nella sua imperfezione e perenne incertezza, essere pronti a mettersi in gioco senza rinunciare mai ai propri veri bisogni…perché non provare a farlo?
Il giudizio degli altri è sempre in agguato, il rischio di essere chiamati pazzi, immaturi, egoisti…anche. Ci verrà chiesto sempre un risultato, una prova “economica” della validità della nostra scelta.
Ma non è forse attraverso il sano egoismo e la creatività inespressa che possiamo realizzare la nostra “missione” e fare quello per cui siamo venuti al mondo?
Ci insegnano a compiacere gli altri, ma non possiamo andare d’accordo con tutti…il mondo è bello perché è vario. Le “brutte” parole esistono e vanno usate quando opportuno…un bel vaffanculo (nei luoghi e nei momenti giusti si intende) non ha mai ucciso nessuno.
Esprimere il nostro “numero uno” (l’essere reale dietro le maschere che spesso si indossano) ci consente di stare bene con noi stessi e in fondo, in questo modo, è più facile far stare bene anche gli altri intorno a noi.
The Director
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