Sapessi quanto mi hanno aiutato nella vita i diversamente uomini
Prima di andare in ferie, ero molto arrabbiata, ho detto ai miei colleghi dello Staff, formatore e superiori, di non trattarci più da disabili pensando che comunque alcune lavorazioni non possiamo farle, ma di offrirci la possibilità di farci vedere le procedure, di metterci alla prova, la disabilità non è importante non ci sta solo lei.
Ogni persona racchiude diversi mondi che devono coesistere , ognuno di questi mondi deve completarsi.
La bravura del “normodotato” non sta solo nel provare compassione, pena o empatia, tutto può essere accettabile, giusto o sbagliato che sia, ma non può essere solo questo, e non sta nemmeno nel chiamare il disabile DIVERSAMENTE ABILE, perchè si può essere anche diversamente NORMODOTATI e guai se non fosse così, la chiave sta PROPRIO IN QUESTO:
il rispetto e la salvaguardia di ogni singola individualità.Che c’è di male nella parola Handicappato?
Hand in cup era la mano sul cappello che i cavallerizzi inglesi portavano a turno per partire in una situazione di svantaggio rispetto agli altri, era un gioco, un gioco che si faceva per vedere chi, malgrado lo svantaggio iniziale riusciva ad essere il più bravo.
E’ l’accezione che spesso le persone, noi stessi diamo alle parole che è sbagliata, sono i mostri che produciamo nella testa !
Questo handicappato, cioè questo incapace! Sto gay, cioè questo poco maschio, frocio!Sapessi quanto mi hanno protetto i diversamente uomini nella vita , a partire da quando ero alle elementari !
Poi non saranno tutti sensibili e bravi: come in tutti gli ambiti della vita si trovano persone differenti, più o meno capaci, più o meno oneste, più o meno impaurite.
Questo però prescinde dall’identità sessuale, dall’orientamento religioso, dall’ handicap.
In passato ho avuto tanta paura del nuovo che vorrei vincere, e per contro ho sempre bisogno di mettermi alla prova ma di avere rassicurazioni dal mondo, da chi mi circonda , che spero sempre di non deludere e che mi voglia bene.
Ho tanta paura di non essere all’altezza delle situazioni, di non riuscire ad aiutare o assistere un domani non troppo lontano i miei genitori in difficoltà.
Questo però prescinde da ogni genere di disabilità ed è indotto da modelli familiari e da risposte sociali diverse da quelle che sin da quando ero bimba mi sarei aspettata dalla società.
Un mondo ideale, forse utopico, dei sogni.Ieri, appena siamo usciti dalla seduta ho chiesto a Flavio se aveva un compagno, mi ha detto che si chiama Enrico e stanno insieme da dieci anni e altro, mi ha chiesto come ho fatto a capire che era gay, se avevo il gaydar ?
Vorrei imparare ad essere orgogliosa di questo, della capacità di affidarmi, uscire dalla necessità di dimostrare ciò che non sono, ma nello stesso tempo vorrei proteggere i miei ed imparare a condividere ciò che sono.
Vorrei che le mie sorelle potessero fidarsi di me, vorrei non sentirmi sbagliata, troppo tutto insieme ?
Elenuzza
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