la pacca sulla spalla è il peggior biasimo che si possa ricevere
Chi soffre è profondo e chi ha voglia è vivo.
la pacca sulla spalla è il peggior biasimo che si possa ricevere.
Chi ristagna nella propria sofferenza ricava poco profitto, diventa il suo stesso peggior nemico, da inimicarsi il mondo è vittima di se e delle sue situazioni. E’ un lamentoso che fa della sua nenia il suo maggior vantaggio, perchè la lamentela gli rende pietosi benefici.
Il dolorante, è come un’ acqua stagnante che dopo poco puzza, ti infetta perché infestato dal suo collezionismo di fallimenti e cattivi ricordi e pensieri pessimistici contaminanti.Il vittimismo è la prova della resa, è il compiacimento per gli altri,è il biasimo di se. Di vittimismo si soffre di più, che della sofferenza subita.
Il vittimista compie un salto di qualità oltre al suo dolore, si fa per dire, sa anche umiliarsi e farsi compatire.Il dolore umiliato cerca la compassione, cerca il suo balsamo affettivo ed una consolazione effimera, che trova giusto il tempo che trova, è la così detta pacca sulla spalla.
Ecco, la pacca sulla spalla rappresenta il peggior biasimo ricevuto, attenzione, in quel momento, a nessuno interessa del tuo dolore, specialmente se dice, peccato.In tale direzione lo scopo del dolore diviene quello di ricercare un consenso e un riconoscimento subdolo.Siamo depressi per cercare affetto, è poco vero il contrario, cioè chi non ha affetto è depresso.
Si può trasformare il dolore ? In autocommiserazione, che è la forma masochistica più edonistica per eccellenza, oppure modellandolo come un pongo di plastilina per farne una cosa bella e sublime.
La sofferenza è una sfida, quella di proporci di stare li o di non starci, è una sfida per cambiare.E’ una spinta verso il cambiamento, una doglia per nascere, l’ inverosimile e il contrario dell’ autocommiserazione.
La sofferenza stimola la voglia.Se il dolore venisse accolto, come una energia propellente, a vantaggio del cambiamento, diventerebbe profondità e creatività.Chi soffre è profondo se lì non ci vuole restare, se oltre il buio, fa di tutto per scorgere la luce, se dal suo Thanatos solletica e sollecita, con energia e caparbietà, il suo Eros, la sua pulsione di vita, la sua Voglia.
Il dolore, se isola, lascia l’ illusione di sentirsi migliori degli altri, col risultato di sentirsi peggio, perché gli altri prima o poi ti mollano.La sofferenza ha senso nell’ ottica del suo superamento, nello sforzo di uscirne, di percorrere tutto il tunnel, perché è certo, che oltre esso c’è l’ aria, colori e ossigeno. Non ci potrà mai essere il superamento della sofferenza senza che la si attraversi tutta o senza che ce ne si prenda cura.
L’ abbraccio del dolore, la lotta contro l’inerzia del movimento controvento, la mancanza di respiro, l’ affanno col senso di fatica, sono i tutti segni di chi ha voglia, il vettore progettuale di realizzazioni intelligenti e profonde.
Dedicato a tutti coloro che soffrono, e che della sofferenza non riescono a farne mai a meno, pur volendone, compreso me, perché in essa si trovi l’occasione per cambiare e migliorarsi sempre.
giorgio burdi
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